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22/03/2005 Rassigna de s'imprenta - L'Unione Sarda 20.03.2005

Detenuti a lezione di "limba"

Tra le mura del carcere di Macomer forse non si parlerà di "presone" e "presoneris": i termini calpestano la sensibilità individuale e dipingono un'immagine deteriore dell'umanità reclusa. Ma non si potrà fare a meno, per rendere il nesso "espiare la pena", di "dannu" e "dannare". Attingendo al ricco vocabolario della lingua sarda e sfogliando i plurisecolari testi giuridici bisognerà ricercare le parole più adatte per tradurre i dettami dei regolamenti carcerari, sfrondandoli dalle accezioni negative attribuite dai parlanti e restituendoli al loro contesto comunicativo. Il cimento non spaventa gli operatori della casa circondariale del capoluogo del Marghine (diretta da Giovanni Monteverdi) e il Comune che, contando sul supporto della Consulta della lingua sarda, sono già pronti a rendere possibile un progetto che non ha precedenti. Si attendono i finanziamenti (che verranno smistati dal ministero dell'Interno), ma gli organismi municipali sono già pronti a dare man forte alla sperimentazione voluta dal Provveditorato regionale dell'autorità carceraria. «La traduzione dei regolamenti interni in lingua sarda», dice Gigi Muroni, assessore alla Cultura, «sarà resa possibile attraverso l'applicazione della legge 482, finalizzata alla tutela della minoranze linguistiche. Il lavoro, al di là della sua straordinaria valenza educativa, consentirà di proseguire nel percorso di collaborazione che da tempo abbiamo inaugurato con la direzione carceraria di Macomer». Una sinergia pensata con la finalità di sensibilizzare la società nei confronti della difficile realtà del penitenziario che sorge nella zona industriale di Bonu Trau e contemporaneamente di fornire ai detenuti occasioni di scambio e prospettive di reinserimento. «Pensiamo che l'iniziativa possa decollare a breve termine», afferma Giampiero Longu, comandante della Polizia penitenziaria, «contando sul contributo degli operatori interni alla struttura e sul personale che sarà messo a disposizione dal comparto Ministeri, oltre che sulla preziosa e competente opera degli esperti esterni. Sugli 85 detenuti attualmente ospitati nella nostra struttura, una percentuale consistente, nonostante la maggioranza sia rappresentata da extracomunitari, è sarda». Ma solo i nati in Sardegna potranno beneficiare dell'opportunità di conoscenza? «L'iniziativa sarà realizzata, pur riferendosi prevalentemente all'aspetto linguistico», sottolinea Alberto Frau, presidente della Consulta comunale della lingua sarda, «anche per diffondere tra i non sardi la cultura e le tradizioni della terra che li ospita e nella quale si troveranno a vivere una volta compiuto il percorso di riabilitazione». Un'esperienza che andrà ben oltre le anguste mura della struttura di detenzione: «Sarà anche un campo di prova, impegnativo e coinvolgente», prosegue Frau, «per valorizzare le potenzialità del sardo e per immettersi nella direzione che alcuni sperimentatori hanno indicato: farne una lingua veicolare, capace di esprimere tutti i concetti, anche quelli scientifici». Nella fattispecie si tratta di tradurre termini speciali, di competenza giuridica: «Possiamo contare su uno straordinario corpus di diritto civile e penale, la Carta de Logu. Fonte di gran lunga antecedente rispetto alle raccolte legislative compilate negli altri paesi d'Europa». Per il monumentale lavoro sarà utilizzata la variante logudorese e per l'ortografia si farà riferimento alla produzione letteraria scritta di Macomer. 

Manuela Arca

20/03/2005

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