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04/03/2005 Positzione de su Sòtziu Limba Sarda

Berlusconi aiuta la lingua sarda più di Soru?

COMUNICATO 


La politica culturale del Governo Regionale e della maggioranza che lo sostiene è palesemente basata sulla discriminazione sociale e politica della lingua sarda e dell’identità nazionalitaria del popolo sardo. I segnali in questi mesi sono stati numerosi, ma il voto contrario agli emendamenti ai capitoli della legge 26, avvenuto ieri in commissione bilancio, lo conferma ulteriormente. La chiusura nei confronti delle politiche linguistiche è netta. Si tagliano le scuole, i master universitari, le borse di studio, le associazioni, le consulte e i comuni. Prevale, nella Giunta e nei gruppi consiliari che procedono a ranghi compatti, una visione provincialistica e inadeguata della realtà culturale dell’isola. Si sceglie di destinare le risorse dei sardi alle grandi istituzioni statali. Si sostiene l’importazione culturale e l’effimero musicale e letterario invece di costruire uno scenario strutturalemente libero, equilibrato, pluralista, multilingue così come sarebbe auspicabile per la Sardegna e come prevedono le normative europee e statali. Alla giunta non interessa la coesione sociale della comunità sarda, ma i problemi degli individui, degli artisti, delle cosidette “eccellenze”. 

Non vale più la giustificazione che il bilancio è in rosso e bisogna fare sacrifici. I tagli, per la legge 26 vanno a senso unico, mentre per altre voci si trovano sempre soluzioni. La Regione Sardegna ha il dovere di sostenere la lingua di minoranza storica perché lo prevede la Carta Europea delle lingue, la legge statale 482/99, ma soprattutto perché sarebbe gravissimo se proprio l’istituzione regionale non facesse la sua parte proprio ora che anche il governo nazionale impiega i suoi fondi in questo settore. Sono già due anni infatti che il governo guidato da Silvio Berlusconi spende in Sardegna milioni di euro a sostegno della lingua sarda. E il governo regionale che cosa fa? Non solo taglia i suoi capitoli di bilancio dopo aver fatto la campagna elettorale sull’identità, ma danneggia palesemente ciò che si è fatto in passato. La legge statale 482 (più avanzata di quella regionale) non è stata ancora recepita, vi è contrarietà a curricolarizzare l’insegnamento del sardo a scuola, si rimanda la soluzione del problema dell’ufficializzazione, non si presentano i progetti al ministero perdendo le risorse per gli uffici della lingua regionali, non si spendono i soldi ottenuti dalle precedenti amministrazioni. E, infine, i tagli che raggiungono punte dell’80 per cento (vedi tabella in limba allegata in .doc). Si profila, secondo le leggi europee, una discriminazione dei diritti civili di coloro che parlano sardo. 

Sarebbe ora di smettere di fingere e di dire realmente ciò che si pensa del bilinguismo in modo che i sardi, anche in vista delle prossime elezioni, si facciano un’idea più precisa della “politica dell’identità” del Centrosinistra.

Nel frattempo la nostra associazione protesta vivamente e chiede che nell’aula del Consiglio Regionale si metta rimedio a questa paraddossale situazione che vede il governo italiano prodigo con la limba, mentre quello regionale infidamente contrario. 

Lanciamo un’appello a tutti i sostenitori della lingua sarda perché vigilino, interroghino, verifichino, protestino insieme a noi. E partecipino alle iniziative di protesta che verranno prese inevitabilmente i prossimi giorni. 



Il direttivo de Su Sotziu Limba Sarda



Giuseppe Corongiu

Antonello Carai

Roberto Tola

Michele Ladu

A segus