<Non protestate per i tagli alla lingua sarda e le sovvenzioni al jazz, anche quest'ultima forma d'arte è entrata a far parte ormai della cultura sarda>. Con questa battuta l'assessore regionale della Pubblica Istruzione Elisabetta Pilia ha risposto a chi criticava la politica culturale regionale durante il convegno "Sa limba, una questione ancora aperta" organizzato domenica scorsa a Sòrgono da una nutrita schiera di enti pubblici del territorio. L'assessore della Giunta Soru illustrando le linee di politica linguistica della Regione ha incassato il plauso della platea politicamente amica, ma non ha convinto gli operatori del mondo della lingua. Critiche e osservazioni sono giunte da più parti, insieme a suggerimenti e complimenti perché - si è detto - "questo è un assessore che almeno parla chiaro e dice ciò che pensa".
Il convegno si era aperto alle ore 10 con gli interventi di Maurizio Virdis, Duilio Caocci, Mario Puddu e Maria Francesca Barracciu. Virdis, ordinario di filologia romanza alla facoltà di Cagliari, ha impostato la sua relazione sulla necessità di attuare delle politiche che favoriscano la riscoperta della lingua in ogni luogo, anche in famiglia. <Non credo che ci sia tutta questa necessità di approntare uno standard unico - ha detto Virdis - anche se capisco il problema di dare alla Regione uno strumento utile. A questo scopo la proposta di Limba de Mesania si presterebbe bene>. Duilio Caocci, ricercatore universitario, si è soffermato sul ruolo dell'Osservatorio Regionale previsto dalla legge 26, mentre Mario Puddu, autore del ditzionario de sa limba, con un efficace intervento interamente in sardo, ha discusso sui temi della scuola, dell'unificazione e della proposta di Limba de Mesania.
La parola è poi passata al consigliere regionale Maria Francesca Barracciu (Democratici di Sinistra) che, da componente della Commissione Regionale Cultura, ha informato che l'organismo consiliare ha avuto un "fecondo confronto con l'assessore Pilia su un tema, quello della lingua, che è fondamentale per l'identità".
Elisabetta Pilia ha esordito citando Lilliu e sostenendo che la lingua è un forte marcatore dell'identità. Si è chiesta retoricamente cosa deve fare la Regione e ha cercato si spiegare su quali temi sta riflettendo il Governo Regionale in carica da ben 8 mesi. Intanto ha dato un giudizio positivo sulla 26 (che andrebbe "monitorata") sostenendo che comunque la 482/99 andrebbe recepita e i progetti realizzati fatti conoscere meglio anche sfruttando il progetto Marte. <La scuola è certamente importante - ha detto l'assessore in uno dei passi più controversi del suo intervento - ma è difficile far partire l'ora di sardo nelle scuole perché bisogna rispettare l'autonomia di ogni singolo istituto. Piuttosto si potrebbe pensare ad una serie di premi e incentivi per chi insegna il sardo>.
Succesivamente l'assessore di Progetto Sardegna ha affrontato la spinosa questione della standardizzazione che divide ormai da diversi anni gli operatori del mondo della limba. <La lingua scritta è importante perché crea più consapevolezza. Io personalmente penso che sia meglio una lingua viva e parlata di una creata a tavolino. In questo senso provincie e comuni hanno fatto esperienze diverse anche se sulla proposta LSU mi pare che ci siano problemi. La Regione in questo momento ascolta, parla con la gente, cerca di capire che cosa fare. Per quello che riguarda la lingua amministrativa mi pare che ci sia l'accordo di accettare ogni variante in entrata. In uscita le soluzioni possibili sono diverse. Una è quella della Lingua Sarda Unificata, ma potrebbero essere anche plurali con sperimentazione anche della LSU e Mesania insieme, oppure uno standard per il nord, uno per il sud e anche la Mesania. Insomma, bisogna ancora chiarirsi le idee e decidere. Nel frattempo è bene fare numerosi incontri per capire cosa pensa la gente>.
Il primo intervento del dibattito è stato quello del rappresentante del Consorzio Universitario Nuorese Bachisio Porru, il quale ha difeso l'utilizzo della Lingua Sarda Unificata da parte della Provincia di Nuoro in quanto <quella era la proposta ufficiale della Regione>. Per Nicola Cantalupo, giovane studente, l'uso della lingua dovrebbe essere libero anche nell'amministrazione in entrata e in uscita con mille lingue a disposizione. Per Bobore Bussa, borsista regionale, la Regione ha fatto male, anzi malissimo a tagliare le borse di studio sulla lingua sarda. Meglio avrebbe fatto a catalogarle, recepirle e controllarle. Luigi De Melas invece ha illustrato alcune esperienze nelle scuole.
Antonello Carai, presidente de su Sòtziu Limba Sarda, in un articolato intervento (seguito solo in parte dall'assessore Pilia che si è malauguratamente assentata) ha ricordato a Porru che non è vero che la LSU sia la proposta ufficiale della Regione in quanto è stata bocciata dalla Commissione Regionale competente e dalla Giunta successiva della quale faceva parte anche l'assessore che l'aveva ratificata.
<La LSU - ha spiegato Carai in olianese stretto - ha avuto il gran torto di essere rappresentativa solo di una parte dei sardi quelli del centro nord, mentre ha tagliato fuori i campidanesi. La proposta di Limba de Mesania come variante ufficiale della regione e delle altre varianti in entrata è nata per riconciliare questo torto>. Il presidente de Sòtziu Limba Sarda ha ricordato che, tra le cose da fare a livello politico, è necessario il riconoscimento della lingua nel nuovo statuto regionale e il sollecito al Parlamento perché ratifichi la Carta Europea delle Lingue Minoritarie con maggiori garanzie. <Siamo molto preoccupati per i tagli alla lingua e all'identità presenti in questa nuova finanziaria regionale che ammontano a 4 milioni e mezzo di euro, quasi il 50 per cento delle somme disponibili, con punte di tagli dell'80 per cento. I sacrifici li dobbiamo fare tutti, ma allora non si capisce perché si usino i fondi europei per finanziare le attività dei festival jazz e non anche per la lingua sarda. E' una politica culturale per noi incomprensibile>.
Per Manuela Mereu, qualificatissima dottoranda dei master dell'università di Cagliari, non è stata convincente la tesi dell'assessore a proposito della curricolarizzazione dell'insegnamento della lingua. <A me è stato insegnato l'inglese per forza - ha detto - nessuno me lo ha chiesto o lo ha chiesto al preside della mia scuola. Pertanto non si capiscono tutte queste "cautele democratiche" col sardo>. Che si tratti di una scusa buona per non dispiacere a certi intelletuali anti-limba vicini a Progetto Sardegna? Per Gigino Deidda, amministratore di Samugheo, è ora di finirla con le dispute dei professori ed è ora di dare la parola alla gente. <Questi tagli alla finanziaria e certe parole dell'assessore hanno confermato - ha detto Fausto Fulghesu, rappresentante della consulta intercomunale Sa Perda de Iddoca - che alla Regione il ruolo delle Consulte è ben lontano dall'essere valorizzato>.
Francesco Cheratzu, editore, ha criticato anch'egli la scelta della Provincia di Nuoro e del Consorzio Universitario Nuorese per le politiche incentrate sulla Lingua Sarda Unificata, ma ha anche denunciato la volontà espressa recentemente della Regione di creare un "manuale unico per l'insegnamento del sardo nelle scuole elementari". <Un nome, ha detto l'editore, che ricorda l'Unione Sovietica. In ogni caso è bene ricordare che è inutile riconoscere il ruolo della lingua sarda per l'identità e poi toglierle le risorse>.
Nella breve replica l'assessore Pilia ha asserito che non è bene lamentarsi per i tagli e le sovvenzioni alla musica jazz, perché anche questa produzione artistica è ormai entrata a pieno titolo nella cultura sarda. Nessuna risposta sul taglio dei 4 milioni e mezzo di euro sul quale ha glissato elegantemente prima della chiusura. Nessuna ulteriore precisazione sulla questione della standardizzazione e della lingua ufficiale della Regione per cui l'impasse continua. Per quanto?