08/02/2005 Ipse dixit - Renato Soru e la lingua sarda
"Teniamo in altissima considerazione la limba e faremo una scelta"
Congresso del Partito sardo d’Azione. Intervento del Presidente Soru
Arborea, Hotel Ala Birdi
13 novembre 2004
Chiedo scusa per questa mattina, ma avevo un impegno al quale non potevo mancare fuori dalla Sardegna. Porto a tutti quanti un saluto affettuoso.
La prima persona che mi ha salutato questa mattina, mi ha chiesto: “ e la piemontese, non l’hai portata?”
Vengo volentieri da questo partito, che oggi non è grandissimo, ma ha una grandissima storia. Per quel che rappresenta, per la storia, per le persone che lo hanno vissuto, che lo hanno caratterizzato, che ne hanno fatto la storia, per tutti questi motivi.
E’ stato detto spesso, che questa giunta si riallaccia ai valori sardisti. Mi è capitato in campagna elettorale di esprimere valori sardisti? Non lo so e non sta a me dirlo. Facciamo una politica che tiene in altissima considerazione la storia, la cultura, i valori della Sardegna, la sua lingua, la sua diversità. Lo facciamo per un motivo culturale, per un motivo morale, ma anche perché in questo mondo moderno, in questo nostro mondo contemporaneo è ormai ampiamente condivisa l’idea che la diversità sia una ricchezza. Il valore non consiste nell’essere uguali agli altri, nel ripetere pedestremente i modelli altrui, nel condividere i valori altrui.
Il valore, il vero valore, anche economico, risiede nel difendere la propria diversità.
Io credo in queste cose, perché fanno parte della nostra cultura. Come i nostri paesaggi, le nostre chiese campestri, i nostri muretti a secco. Sono una parte della nostra vita, una parte di noi stessi, né meglio né peggio delle cose di tutti gli altri. Non credo che la nostra cultura sia migliore, ma è la nostra. E’ la nostra vita, è tutto quello che abbiamo, che ci portiamo dentro, e con cui affrontiamo il resto del mondo. Credo sia importante.
Ci sono stati dei momenti nella storia, in cui ci siamo sentiti più deboli e abbiamo pensato che era meglio adeguarsi ad altri, ma questo è un imbarbarimento, un segno di impoverimento.
Questa Giunta si è data un programma che mette in primo piano il riacquisto della nostra storia, della nostra cultura, e questo riconoscimento ha un grande valore. Il modo con cui cerchiamo di farlo e di utilizzare questi valori non deve chiuderci su noi stessi, ma utilizzandoli, noi dobbiamo guardare il mondo: identità, storia, cultura, lingua, ambiente stanno all’interno di essi, ma ci devono dare più forza per uscire, per confrontarci con l’esterno, sapendo che questa è la ricchezza che ci portiamo dentro. Confrontarci oggi è più importante che in passato, è vitale e impossibile da evitare, soprattutto all’interno della Comunità Europea.
Ho fatto riferimento all’Europa perché abbiamo il desiderio di appartenere ad una comunità più vasta, non solo italiana ma Europea. E’indispensabile proprio perché oggi c’è la necessità di un confronto maggiore. Ci muoviamo dentro l’Unione Europea, abbiamo documenti che ci permettono di aprire società altrove, di spostare le nostre merci, e questo incide più di quanto ce ne rendiamo conto nella vita di tutti i giorni. Se ormai la nostra dimensione è questa, abbiamo più che mai bisogno di radici forti da cui partire. Più ci confrontiamo col mondo, più parliamo col resto del mondo e più abbiamo bisogno di valori di riferimento importanti per non perderci, per rapportaci agli altri. Quel poco che abbiamo è tantissimo, noi stiamo cercando di valorizzarlo per dare un lavoro a quella quantità enorme di sardi che ancora non ce l’ha.
Tutto quello che è diverso ha un valore anche sul piano economico. Per questo difendiamo l’ambiente, difendiamo la cultura, difendiamo la storia, difendiamo la nostra lingua, cercando di portare a compimento quella battaglia che non è ancora vinta dopo la legge 26 sulla lingua. La legge c’è, ma il suo iter è stato interrotto, non si capisce perché. Per attuarla, occorrerà fare una scelta, sarà una scelta che dispiacerà forse a qualcuno, ma occorrerà farla perché continuare a rimandare significa impoverimento della nostra lingua. Una lingua diversa è un valore importantissimo per una nazione, per un popolo. Rappresenta un modello originale anche sul piano economico. Chi viene in Sardegna trova una lingua diversa, che si articola diversamente, sente una parlata diversa, sente una musica diversa. Tutto questo ha un valore anche economico ed è per questo che quella battaglia non deve essere persa.
In campagna elettorale, abbiamo già detto di portare avanti un discorso di “dignità”e lo dimostreremo anche in questo modo, lottando per liberare la nostra terra dalle servitù militari. Non è dignità avere ancora una parte del nostro territorio alienato in quel modo. Aldilà di queste considerazioni, io non riesco a capire quale sia il motivo, quale sia la nostra condanna, per quanto tempo dobbiamo ancora subire questo peso? Non c’è nessun motivo, non è giusto e come tale va denunciato. Non è troppo tardi per dire che noi avevamo sperato, cercato un modello di sviluppo diverso, per dare un lavoro a tutti quei sardi che non ce l’hanno, e per fare questo abbiamo bisogno di tutta la nostra regione, di tutto il nostro ambiente, di tutto il nostro territorio. Per questo, anche per questo, non possiamo continuare a metterlo a disposizione in questa maniera.
Questa giunta ha un’idea di Sardegna che non è concentrata su Cagliari e le altre città. Si tratta di creare una Sardegna ordinata, popolata in tutte le sue parti, una Sardegna sulla quale vogliamo vigilare, dove vogliamo continuare a vivere, frenando lo spopolamento.
Per questo, bisogna dare prospettive a chi lavora in agricoltura, a chi lavora nell’artigianato, a chi lavora seguendo modelli di vita diversi da quelli delle grandi città. Non incoraggiare quell’agricoltura che fa merce senza identità, seguire la politica di un’agricoltura di qualità, che dia prodotti di qualità, legati al paesaggio da dove proviene, che viene trasformata e venduta bene sul mercato, col valore intangibile del territorio al quale è legata.
Per questo, questa giunta sta lavorando attivamente nel campo dell’agricoltura. E’ intervenuta in maniera precisa per la coltura della bietola in Sardegna, cerca di intervenire con i mezzi che ha, anche nella vertenza del latte, interviene attivamente non perché stia da una parte o dall’altra, ma per la sopravvivenza dell’intero comparto, fatto di oltre 15000 aziende di lavoratori con altrettante famiglie, che vivono prevalentemente nei piccoli paesi. Il mondo delle cooperative è collegato con quello degli industriali del latte nella trasformazione, che vive una profonda crisi dalla quale non si può uscire senza essere tutti uniti.
La giunta tiene conto di tutti questi problemi, che non sono di pochi, ma sono di tutta la Sardegna. Non è soltanto un problema economico, ma è un problema sociale. Se crolla questo comparto crolla tutta l’economia sarda.
Questa giunta cerca di fare del suo meglio per difendere l’ambiente, che, come il resto, ha un suo limite. Difendere l’ambiente, perché non si ha il diritto soltanto di sfruttarlo economicamente, ma bisogna preservarlo per non pregiudicare questo stesso diritto.
Questa generazione deve sapere coniugare i propri diritti e i propri bisogni con quelli delle generazioni future usando il proprio ambiente in modo intelligente e non consumandolo.
Questa giunta pensa che fare turismo non voglia dire sfruttare le coste in modo esagerato, questa giunta pensa che la Sardegna non debba vendere le sue coste al migliore offerente. La Sardegna ha coste da mostrare, ha storia, cultura, lavoro e tante altre cose. Produrre ricchezza non significa vendere le proprie cose, produrre ricchezza significa valorizzare quello che abbiamo ricevuto in eredità. Produrre ricchezza vuole dire basarsi sul sapere antico e su quello nuovo. Vuole dire utilizzare il materiale che abbiamo per valorizzarlo e valorizzarci.
Non so se questi siano argomenti “sardisti”, ma quello che so è che sono argomenti di tutti i sardi, che molti di voi hanno difeso nei momenti critici. Sono argomenti che fanno parte della cultura condivisa di tanti sardi. Averli fatti condividere è un merito che va riconosciuto a voi e al vostro partito.
Mi è dispiaciuto, come è dispiaciuto a molti di voi, che malgrado tutti questi valori comuni, tutti questi progetti condivisi non ci siamo potuti incontrare alle ultime elezioni regionali. Ma credo che la cosa importante sia che possiamo continuare a lavorare insieme per realizzarli, in tanti potremo essere e dobbiamo lavorare tutti assieme.
Ringrazio i consiglieri regionali qui presenti, per la loro coerenza in Consiglio nel momento in cui esprimono una posizione diversa dalla nostra, che dimostrano interesse e attenzione a quello che cerchiamo di fare.
La coalizione che ha vinto le elezioni è una coalizione forte, coerente, ha valori decisi sui quali basa il suo lavoro. All’interno della coalizione ci sono alcuni partiti con i quali c’è una vicinanza maggiore. Alcuni rappresentati a livello nazionale, e altre persone che si sono avvicinate alla politica per la prima volta, persone come me e come tanti altri che mi hanno sostenuto, in un movimento che si chiama “Progetto Sardegna”. A Milano dovrebbe nascere una federazione dell’Ulivo, dove noi parteciperemo per cercare di dare un forte segnale regionale. Perché sappiamo che la Sardegna, con questo mare che ci ha diviso, ha prodotto una cultura diversa che ci ha dato una lingua, un radicamento diverso, che ci ha fatto sentire una nazione in maniera diversa, che ci ha “segnalati”. Per questo, nell’attesa che, mi auguro che arrivi presto o tardi, sia fatta questa federazione, un partito unico dove gli interessi della Sardegna saranno presi in conto da un partito più ampio a livello nazionale, io credo che questo partito unico, rappresentativo degli interessi della Sardegna, debba avere una fortissima collocazione sarda e che abbia bisogno di un alleato forte. Credo che il Psd’Az sia per questo partito un alleato naturale - chiedo scusa per essere così diretto -, ma credo, anzi sono fortemente convinto, che l’alleanza naturale di un partito come il vostro sia col centrosinistra, con della gente che crede nel valore dell’ambiente, negli ideali della pace, dell’identità. Credo che la differenza di schieramento oggi si faccia tra chi crede in un progetto comunitario e chi privilegia gli interessi personali. Credo che all’interno di un progetto comunitario ci possano essere gli interessi di ognuno di noi, questa è la discriminazione.
Io mi auguro che presto, alla prossima consultazione elettorale per le amministrative, le provinciali, le politiche, se non ci siamo trovati una prima volta, potremo trovarci in futuro.